Antonio Amaduzzi presenta “L’Occhio come passione”
9 NOVEMBRE 2017
Antonio Amaduzzi, socio fedele del CFM dal 1955, è un uomo colto e raffinato, Professore Emerito, ha insegnato, a vario titolo e in 51 anni ininterrotti di carriera, in numerosi atenei. La fotografia è la passione che lo segue da sempre, il suo modo di fotografare si ispira alla Photographie Humaniste francese e il suo stile inconfondibile nasce dallo studio approfondito di grandi autori quali Henri Cartier-Bresson e l’amico e “compagno di fotografia” Gianni Berengo Gardin, con il quale condivide la visione fotografica.
Antonio ha pubblicato diversi libri fotografici, partecipato a mostre nazionali e internazionali e ricevuto numerosi riconoscimenti.
Giovedì 9 novembre, presso l’Hotel Cavour di Milano, si è svolta la presentazione del libro di Antonio Amaduzzi “L’occhio come passione”, organizzata da Gianni Di Benedetto, titolare di Foto Ottica Cavour, storico negozio Milanese e Leica Boutique, punto di riferimento di professionisti e amatori di Milano e non solo.
All’incontro erano presenti nomi noti della fotografia: l’amico di una vita Gianni Berengo Gardin e Maurizio Galimberti, considerato dall’autore un grande artista della fotografia.
Guardando le fotografie presenti ne “L’occhio come passione”, si trova in Antonio il grande dono di riuscire a rendere straordinaria la quotidianità, non sono immagini urlate, ma sussurrate, dove si trova tenerezza, nostalgia ricordi e tanti buoni sentimenti. Il libro si apre con una selezione di immagini chiamata DUE, in cui le coppie sono elemento determinante, anche se non si collocano in primo piano nell’inquadratura, coppie di innamorati, bambini, giocatori che si sfidano, animali, ma anche l’immagine di un tavolino apparecchiato per due, in attesa di una coppia che si fermerà per mangiare qualcosa.
La parte dedicata a Oriolo Romano, con scatti degli anni ’60, si apre con il paesaggio attraversato da un treno con la locomotiva fumante, quasi a rappresentare il viaggio che faremo sfogliando le pagine successive. Ed è un viaggio nel ricordo per chi quel periodo l’ha vissuto, mentre per i più giovani è l’opportunità di conoscere com’era la realtà in quegli anni. Di questa raccolta trovo incantevole la foto del gruppo di persone sedute sulla scala, che ho scoperto scattata nello stesso momento anche dall’amico Berengo Gardin: ogni volta che la si guarda, si scopre un particolare, un elemento che impreziosisce la nostra lettura dell’immagine.
Poi ci sono le foto della festa per gli 80 anni di Berengo Gardin, la documentazione di un evento personale raccontato con leggerezza, in modo da farci condividere quegli attimi di allegria e partecipazione.
Il libro si conclude con le commoventi immagini di Oradour sur Glane, la cittadina distrutta nel 1944 dalla spietata malvagità dei nazisti. La cura compositiva e la delicatezza con cui Antonio affronta questo racconto fotografico, ci permette di entrare in punta di piedi in quel che resta di questo villaggio, di immaginarne la vita e gli abitanti e, seppur tristemente, renderci conto della grande importanza che ha la fotografia per documentare e raccontare la nostra esistenza.
Ci sono altri argomenti trattati nel libro: Scanno, Casa d’artista, Caglio, Sguardi… in tutti emerge la grande passione di Antonio che mi auguro continui a fotografare per offrirci questa visione del mondo, deliziosa e garbata così come è lui.
Lucia L. Esposto
Presidente CFM