RED PASSION
15 gennaio 2024
Passante Porta Vittoria
Viale Molise – Milano
RED PASSION
Le labbra possono disegnare mondi: curve e orizzonti di eros e bellezza; articolano baci, parole e silenzi; aspirano-espirano, suggono, suggeriscono suggestioni. Le labbra come il cuore che palpita nel petto: palpiti d’amore; eco che si spande; diastole e sistole di passione che si nutre di attese e sospensioni.
Le infinite linee del corpo, le sue valli e i rilievi, la lingua, le unghie dipinte. Il rosso che accende il giorno, che incendia i nembi all’occaso e anticipa la notte. Un gioco armonico di contrasti è il rosso sulla pelle, o di sfumature, che si compendiano, che si compenetrano a creare bellezza (forse andrebbe scritta con l’iniziale in maiuscolo: Bellezza). La bellezza è un ossimoro: travolge, riassorbe; scombussola, pacifica; sguardi dolenti e dolci. La bellezza è pensiero lento e soave e petali di rosa, il profumo del fiore: accarezza, confonde, stordisce, ricompone sensi e intelletto. La bellezza è velluto di tessuti ed epidermidi, capelli come fronde di salici sulle sponde di fiumi che scorrono ai vasti mari. La bellezza è negli occhi sognanti di chi ama e nessuno sa amare come una madre, come una donna.
I dittici di Stefano Molaschi – autentiche immagini d’arte, senza ombra di leziosità per quanto l’architettura sia perfetta: concreta e, insieme, immaginifica – hanno una potenza evocativa senza pari. Un’eleganza superba e pure accessibile. Una celebrazione non retorica del corpo, estasi estetica scevra di qualsivoglia volgarità od eccesso. Una poesia delle forme e dai modi molteplici. Un panegirico del colore e un’indagine compiuta, che in ogni caso pone domande, delle innumerevoli potenzialità del corpo e dei suoi moti. Della grazia del movimento.
Rosso è il colore (caldo, uno dei primari) che corrisponde alle radiazioni elettromagnetiche la cui lunghezza d’onda è sostanzialmente compresa fra 625 e 740 nm. Rosso come la felicità, come il fuoco o come la gioia. Rosso, si è detto, come il sangue che pulsa al ritmo del sentimento, dell’eros puro e non aggressivo, della stessa passione romantica. È il colore che veste le donne di leggiadria e amabilità. Le scarpette rosse quali sinonimo di indipendenza e di emancipazione, di libertà, di consapevolezza. Le panchine rosse contro la violenza di genere.
È un racconto, quello del nostro fotografo, che si snoda in ritratti che ci osservano, panico avvolgente mistero, al di là delle maschere dei ruoli che attanagliano. La narrazione di un viaggio, oltre le cortine. Con una raffinatezza che richiede certamente studio, ma senza inficiare la naturalezza. L’obiettivo del Molaschi è un occhio clinico, oggettivo, e, al tempo stesso, partecipe. Ricostruzione, interpretazione e coinvolgimento emozionale marciano di pari passo in un magico labirinto (per trovare insieme l’uscita). Impressivo. E serendipità.
Ci si perde nell’avvenenza di queste figure, la cui anima rifulge, nell’abbandono innocente di visi, braccia, seni, dorsi, nel richiamo ancestrale da Mater Matuta, nel gioco e nell’enigma che vengono rappresentati, nella dedizione e nell’offerta di queste dee dell’aurora lucente e del mattino laccato di rosso, simboli eterni di speranza e amore.
Alberto Figliolia
STEFANO MOLASCHI
Nasce a Milano nel 1960 ed inizia a fotografare nel 1983.
Da allora, oltre alla musica, la fotografia entra prepotentemente nei suoi interessi.
Fotografa a colori ed in bianco e nero, prevalentemente in studio.
Ogni sua immagine è preceduta da una costante ricerca che mira a valorizzare l’aspetto estetico dei soggetti, anche di quelli che, all’occhio di altri ne sono privi.
La sua attività professionale si svolge nel campo tecnologico ma è un amante dell’arte e della cucina; la fusione di queste due personalità è la base sulla quale si plasmano le sue fotografie.
I suoi scatti sono accomunati dal rigore compositivo, rivelando contemporaneamente la sua personalità sfaccettata, seria, strutturata ma anche ironica, giocosa, capace di inventare emozioni
Accosta i soggetti in modo inusuale con lo scopo di provocare.
Non dà molta importanza al corredo tecnico, lo ritiene solo un mezzo per realizzare le sue idee.
Socio del Cizanum (Circolo Fotografico di Cesano Boscone – BFI)